Pesca di frodo, pesca a strascico, datterari. L’Area Marina Protetta di Punta Campanella interviene sulla polemica scatenata nei giorni scorsi dal WWF Penisola Sorrentina. “L’intervento degli ambientalisti del panda evidenzia quanto sia difficile e silenzioso il lavoro che il Parco Marino svolge per la tutela dell’Area – osserva il direttore dell’Area Marina Protetta Antonino Miccio – Noi svolgiamo il nostro silenzioso lavoro quotidiano in un territorio dalla forte propensione all’illegalità, restando entro i limiti istituzionali ed in stretta collaborazione con le Forze dell’Ordine. Spesso siamo riusciti ad evitare saccheggi indiscriminati ed a tutelare alcune aree particolarmente ricche di biodiversità come il Vervece. Altre volte, invece, questi predoni del mare riescono a farla franca, come tante volte abbiamo denunciato anche nel recente passato. Ma deve essere chiaro che la battaglia per la legalità è una battaglia che si vince con la cultura e la sensibilizzazione perché da soli non si va da nessuna parte. Tanto più in questo periodo caratterizzato da una drastica riduzione di fondi sia per il nostro ente che per le Forze dell’Ordine”.

Sull’episodio che ha scatenato le polemiche – il peschereccio a strascico nella zona A di Vetara – l’Area Marina Protetta di Punta Campanella tiene a precisare che ha risposto prontamente alla segnalazione dell’esponente del WWF ed ha immediatamente avvertito le Forze dell’Ordine, come da consuetudine e da compiti istituzionali, non avendo il Parco Marino alcun potere sanzionatorio e di polizia giudiziaria.
L’Area Marina Protetta inoltre sottolinea il costante lavoro di monitoraggio svolto dall’Ente che ha potuto constatare, nel solo 2011, in 182 giorni di attività, ben 821 infrazioni al regolamento (soprattutto infrazioni da diporto quali transito e ancoraggio). Numeri che fanno capire la difficoltà di gestione di un’area vasta con pochi soldi e poco personale in una zona così antropizzata e caratterizzata da illegalità come i golfi di Napoli e Salerno. Sono stati inviati, inoltre, 22 fax di segnalazione alle Forze dell’Ordine mostrando grande attenzione proprio nei confronti della pesca di frodo in zona A che rappresenta il principale problema dell’Area. Problema atavico e che si cerca di arginare con la collaborazione delle Forze di Polizia più volte intervenute, a seguito di segnalazioni del Parco, per fermare datterari, pescatori subacquei o pescatori di frodo. I datterari, negli ultimi anni, sono stati intercettati e denunciati più di una volta e il fenomeno nel Parco è in costante diminuzione, mentre la biodiversità, soprattutto nella zona A del Vervece, è in forte aumento. Questo a dimostrazione che il lavoro di tutela, seppur difficile, comincia a dare i suoi frutti.

“Il Parco in questi anni ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti – sottolinea il presidente Davide Gargiulo – basti pensare alle 4 bandiere Blu, all’ASPIM (area protetta speciale di interesse mediterraneo) e all’esplosione di biodiversità al Vervece e non solo. Di questo siamo orgogliosi e ringraziamo chi opera nell’Area Protetta e le Forze dell’Ordine che, con poche risorse e pochi mezzi, riescono ad arginare un’illegalità così diffusa nelle nostre zone. La battaglia è difficile ma i risultati positivi ci spingono a continuare con maggiore forza”.