Archeologia marina
I fondali della penisola sorrentina, nonostante le continue spoliazioni avvenute maggiormente in quest’ultima metà del secolo, sono ancora ricchi di preziose testimonianze della frequentazione e del commercio antico. Da fonti storiche sappiamo che anche una flotta romana con a bordo Giulio Cesare fece naufragio presso Punta Campanella e che molte navi affondarono.
Numerosi relitti di navi romane e preromane sono localizzati presso la secca in prossimità dell’isolotto di Vetara, ai Galli, alla Punta della Campanella e al largo della costa di Massa Lubrense. Anfore etrusche, ionico-massaliote, greco-italiche, romane, africane e medievali vengono continuamente dragate dalle reti a strascico, oltre a ceppi d’ancora e scandagli in piombo e ancore di pietra. Nei bassi fondali in prossimità degli approdi delle ville romane vi è una gran quantità di reperti e di elementi architettonici in marmo.
Le acque della Penisola Sorrentina, a differenza di quelle della Grotta Azzurra, di Cuma e di Pozzuoli, non hanno mai attirato l’attenzione degli archeologi e la ricerca archeologica subacquea in questa parte della costa campana stenta a decollare. Eppure, oltre a reperti disseminati un po’ dovunque, l’area del Parco Marino offre anche strutture marittime, emerse e sommerse, degne di attenzione ed esplorazione.